Amerai – Matteo 22,34-40


XXX domenica del Tempo Ordinario

In quel tempo, i farisei, udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti”.

Amerai. Il duplice comandamento di Gesù si apre con il futuro del verbo amare.
Amerai. É un progetto, un desiderio, una direzione, una forza.
Amerai. Nella giungla dei comandamenti e precetti c’è un punto fisso, un asse di gravitazione che dà ordine e consistenza a tutto: l’amore.
Nessun comandamento e precetto ha senso al di fuori dell’amore.

Nonostante la figuraccia con la moneta di Cesare, gli avversari del maestro ci ritentano. Vogliono incastralo.

Tutti sapevano che il comandamento più importante della Legge era il riposo del sabato, l’unico comandamento osservato da Dio stesso (cf Es 20,11; Gen 2,3). L’obbedienza a questo precetto equivaleva all’adempimento di tutta la Legge e la sua trasgressione era punita con la morte (cf Es 31,14). Infatti, la prima volta che nel vangelo di Matteo i farisei stabiliscono di condannare Gesù a morte, è proprio in conseguenza della violazione del comandamento del sabato (cf Mt 12,14). Gli avversari di Gesú vogliono solo una conferma, hanno giá scritto la sua condanna.

Gesú sorprende e rimescola le carte: al centro c’è amore.
Non il riposo, ma l’amore.
«Amerai» è un invito, una direzione, un cammino.
«Amerai» è una frustata secca al nostro cuore congelato, alle nostre liturgie monotone e superficiali, alle nostre passioni avvizzite.
«Amerai» è un futuro, perché senza amore non ci sarà futuro.

Un abbraccio
Don Roberto

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